IL DOCUMENTO dell'ORGANIZZAZIONE MONDIALE della SANITA'
Nel 1980 l’OMS pubblicò un primo documento dal titolo International
Classification of Impairments, Disabilities and Handicaps (ICIDH).
In tale pubblicazione veniva fatta l’importante
distinzione fra “menomazione” (impairment) che veniva definita
come “perdita o anormalità a carico di una struttura o di una
funzione psicologica, fisiologica o anatomica” e gli altri due termini.
Questi venivano rispettivamente definiti: “disabilità”
(disability) come “qualsiasi limitazione o perdita (conseguente a
menomazione) della capacità di compiere un’attività
nel modo o nell’ampiezza considerati normali per un essere umano”
e “handicap” come la “condizione di svantaggio conseguente
a una menomazione o a una disabilità che in un certo soggetto limita
o impedisce l’adempimento del ruolo normale per tale soggetto in relazione
all’età, al sesso e ai fattori socioculturali”.
La lista dei principali raggruppamenti nella definizione
di ciascuno dei tre termini, riportata di seguito, può meglio aiutare
a capire la distinzione.
Volendo fare un esempio, in base alla definizioni di cui sopra, un non vedente
è una persona che soffre di una menomazione oculare che gli procura
disabilità nella comunicazione e nella locomozione e comporta handicap,
ad esempio, nella mobilità e nella occupazione, per citare solo i
principali. Quindi un unico tipo di menomazione può dar luogo a più
tipi di disabilità e implicare diversi handicap.
Analogamente un certo tipo di handicap può essere collegato a diverse
disabilità che a loro volta possono derivare da più tipi di
menomazione. Mentre per un individuo la menomazione ha carattere permanente,
la disabilità dipende dalla attività che egli deve esercitare
e l’handicap esprime lo svantaggio che ha nei riguardi di altri individui
(i cosiddetti normodotati). Un paraplegico avrà certamente un handicap
quando si tratti di giocare al calcio, ma non ne avrà praticamente
nessuno nel far uso di un personal computer.
L’aspetto significativo del primo documento OMS è stato quello
di associare lo stato di un individuo non solo a funzioni e strutture del
corpo umano, ma anche ad attività a livello individuale o di partecipazione
nella vita sociale.
Il secondo documento ha per titolo International Classification
of Functioning, Disability and Health (ICF).
Già questo titolo è indicativo di un cambiamento
sostanziale nel modo di porsi di fronte al problema di fornire un quadro
di riferimento e un linguaggio unificato per descrivere lo stato di una
persona.
Non ci si riferisce più a un disturbo, strutturale
o funzionale, senza prima rapportarlo a uno stato considerato di “salute”.
Come si può vedere il nuovo documento sostituisce
ai termini “impairment”, “disability” e “handicap”
che indicano qualcosa che manca per raggiungere il pieno “funzionamento”,
altri termini della nuova prospettiva.
Le funzioni corporee sono le funzioni fisiologiche dei sistemi corporei,
incluse le funzioni psicologiche. Le strutture corporee sono parti anatomiche
del corpo come organi, arti e loro componenti.
Attività è l’esecuzione di un compito
o di un’azione da parte di un individuo. Partecipazione è il
coinvolgimento di un individuo in una situazione di vita. I fattori ambientali
sono caratteristiche, del mondo fisico, sociale e degli atteggiamenti, che
possono avere impatto sulle prestazioni di un individuo in un determinato
contesto.
Il documento ICF copre tutti gli aspetti della salute
umana, raggruppandoli nel dominio della salute (health domain, che comprende
il vedere, udire, camminare, imparare e ricordare) e in quello ‘collegato’
alla salute (health-related domains che includono mobilità, istruzione,
partecipazione alla vita sociale e simili). È importante sgombrare
subito il campo da un equivoco: ICF non riguarda solo le persone con disabilità,
riguarda tutti, ha dunque uso e valore universale. Rispetto a ciascuna delle
centinaia di voci classificate, a ciascun individuo può essere associato
uno o più qualificatori che quantificano il suo “funzionamento”.
Analoghi qualificatori esistono per le attività, per le quali si
parla di restrizioni e per la partecipazione, per la quale si possono avere
limitazioni. Infine sui fattori ambientali si hanno delle barriere.
La classificazione “positiva”, che parte dal
funzionamento per dire se e quanto ciascuno se ne discosta, ha il vantaggio
rispetto alla classificazione ICIDH di non aver l’obbligo di dover
specificare le cause di una menomazione o disabilità, ma solo di
indicarne gli effetti. È da notare poi il fatto che il termine “handicap”
è stato abbandonato, estendendo il termine disabilità a ricoprire
sia la restrizione di attività che la limitazione di partecipazione.